Tutte le volte che accade un incidente mortale che coinvolge un ciclista (l’Italia è terza in Europa nella non invidiabile graduatoria di ciclisti e pedoni uccisi), arriva immediatamente qualche esperto di Codice della Strada che sentenzia: “Cominciamo a farli scendere dai marciapiedi e ad attraversare i passaggi pedonali a piedi”.
Benaltrismo peloso. Logica scadente.
Sembra che i ciclisti vengano investiti dalle auto sulla strada perché in molte città, in condizioni di traffico difficile o pericoloso, ci sono ciclisti che vanno sui marciapiedi.
Che razza di logica è? È come obiettare che il problema sono le auto in divieto di sosta sulle strisce: è certamente una violazione, ma difficilmente comporta pericolo di vita come gli eccessi di velocità e la guida imprudente, magari telefonando o scrivendo sms. Con questo non si intendono scusare le violazioni minori del codice della strada, ma semplicemente sottolineare che, se il tema è un incidente mortale, sarebbe logicamente fuori luogo parlare di divieto di sosta o di mancato pagamento del bollo.
Questa abitudine ossessiva evidenzia solo il fatto che molti critici della mobilità ciclistica non conoscono l’argomento, parlano per luoghi comuni e non sanno niente dei problemi della viabilità italiana, fra cui il primo è l’eccesso di auto (altro record europeo) come testimonia persino l’ACI, Automobile Club Italiano.
Alcuni spunti di riflessione sul tema auto, incidenti, bicicletta e mobilità ciclistica:
- L’Italia ha un numero spropositato di auto ogni 100 abitanti. Roma è la grande capitale europea con più auto, circa il doppio di Parigi e Londra.
- L’Italia ha il record di motociclisti uccisi sulle strade (ed è terza per ciclisti e pedoni).
- Le piste ciclabili fanno aumentare di valore gli immobili circostanti.
- 90% degli incidenti auto-bici sono causati dalle auto (studio su 2572 incidenti).